Auguri France’




Puoi essere milanese o abruzzese, puoi essere perfino laziale e intelligente al punto di capire che Francesco Totti ce n’è uno solo. Non tanto per i romanisti, che hanno fortuna di averlo nella loro squadra, ma per noi italiani che abbiamo il nostro eroe nella forma epica moderna. Il nostro Ulisse, il nostro Orlando, che non va via da questo Paese sgangherato e ingrato. Ha qui la sua scalata con ai piedi la fantasia. Esempio imperfetto, come tutti gli eroi, come la bellezza vera, con quella faccia che pare staccata al busto di un imperatore al Pincio. “Per me i romani e i romanisti non sono né tifosi né amici. Sono tutti fratelli" ha detto, ed è così. “Mi sfottono per l'accento, per i modi, per qualche parolaccia. Se lo dice Valentino Rossi, col suo dialetto, tutti ridono; se lo dico io, sono un coatto, un ignorante, un burino. Forse dispiace che un giocatore importante stia a Roma e non altrove. Noi romani siamo viziati, pigri, prepotenti. La pensino come vogliono, io sono nato romano e romanista. E così morirò”. Un campione, un esempio positivo per ogni bambino, un amore grande, una famiglia pulita: i genitori che guardano i nipoti, Ilary che è come deve essere una donna che lavora che è madre in questa città in questo momento. Non voglio neanche dire la beneficienza che fanno di nascosto. C’è sempre qualcuno pronto a dire male, a insinuare. Sono più forti loro, è più forte lui, lui nobile più di chi ha avuto armi per esserlo. Così non risponde come ogni romano di fronte a certe piccolezze, con la sintesi del Marchese del Grillo “Io so io e voi…” Questo Francesco non ve l’ha mai detto, ma è una verità, un cantico che nasconde dentro, fino a quando, muto, fa quel gol come un fulmine e da Tor Bella Monaca a Palmarola ogni bimbetto si alza in piedi e grida “Francesco!” e sogna, come dovrebbe essere sempre nello sport.

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