Un fotografo, un grande artista, un
testimone della nostra storia. Questo è Carlo Riccardi, che conosco dai
tempi in cui dirigevo il giornale di Via Veneto, La Dolce Vita. Era un
vulcano di idee e con lui dovevo selezionare alcune foto della di epoca
pre-felliniana per una mostra. Aveva ritratti straordinari, di cui mi sono
avvalsa nel tempo per ognuna delle riviste per cui ho lavorato. Dive che si
davano le spalle per gelosia, paparazzate di scazzottate. Il vero protagonista
di quella Hollywood sul Tevere dell'Italia in ricostruzione era
carletto, ad ogni flashata una lampadina che scottava da svitare. Ma accanto a
Burt Lancaster, Liz Taylor e Sophia Loren ecco nei suoi libri si trova anche
l'Italia della ricostruzione, le mietitrici del grano, gli operai, la Roma
ricca di speranze tra le maceria di San Lorenzo. I suoi figli Roberta e
Maurizio sono fotogafi anche loro. Maurizio, bravissimo, ha passato la sua vita
a ordinare l'immenso archivio, Roberta a stampare, a trovare storie, a
sperimentare. Maurizo pur essendo uno dei migliori fotografi esistenti in
Italia, ha sacrificato la sua vita all'ombra di questo padre generoso e
creativo.
Carlo ha iniziato a dipingere con
una fonte inesauribile di ispirazione e Maurizo lo ha aiutato a promuovere
questo talento. Tutto votato al bello, al bene, all'arte. Non chiamatelo
paparazzo, che in Giappone vanno in onda documentari sulla sua vita e le
interviste al New York Times o alla BBC si sprecano per un patrimonio non
abbastanza riconosciuto in patria. Carlo Riccardi è un artista e, alla soglia
dei venerandi 90 anni, con non so quante operazioni al cuore, ha ricreato una
tela di 130 metri a Piazza del Popolo in nome della cultura. Il titolo dell’opera
è “Diamoci una mano” e vuole essere un’occasione per riportare l’attenzione
sull'importanza della cultura come mezzo di unione tra i popoli. I pezzi
della Maxitela sono stati assemblati dal vivo con un vero e proprio happening
che attraversava Piazza del Popolo. L’installazione mobile è divenuta una
passeggiata del Maestro tesa a esaltare il contributo dell’arte per la pace, la
solidarietà e la tutela del patrimonio culturale e storico. Negli oltre 100
metri di pittura, la mano ha un ruolo da protagonista, riprodotta in mille
colori e in tante situazioni ma sempre aperta, proprio per sottolineare il
bisogno collettivo di incontro. Ma i soggetti, con una forte carica espressiva
e orientata all’astrattismo, sono i più vari: fra questi la gente che lavora o
il cuore delle città. Testimone di decenni di vita italiana, pittore e ideatore
del manifesto pittorico “Quinta dimensione” firmato da oltre 50 artisti
contemporanei, Carlo Riccardi non è nuovo a imprese del genere. I colori
accessi delle sue maxi tele hanno festosamente invaso Piazza delle Signoria a
Firenze, il Chiostro di S. Domenico a Siena, il Teatro Impero a Terracina.
Una maxi tela è stata donata a Giovanni Paolo II e srotolata nella sala Nervi
in Vaticano. Un’altra è stata esposta alla Galleria Raphael a Francoforte.
Negli ultimi tre decenni, Carlo
Riccardi, godendo anche del patrocinio della Regione Lazio, è stato
protagonista di un’iniziativa straordinaria: ha percorso 5mila chilometri per
“incravattare” e “fasciare” con maxi tele lunghe sino a 300 metri, scorci di
paesi, paesaggi e monumenti di tutta Italia. Dietro l’aspetto più squisitamente
artistico, il suo proposito di sensibilizzare l’opinione pubblica per la
valorizzazione dell’immenso tesoro artistico del Bel Paese.
Oggi le tele di Carlo Riccardi
continuano a fare il giro del mondo. E, con loro, lui stesso alla soglia dei 90
anni: non conosce frontiere per presentare le sue opere e le sue fotografie,
mostrando la propria qualità ma ricordando anche il valore e l’importanza
dell’arte nella vita individuale.
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