di
Fredy Franzutti chiude la
VI
edizione del Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica
Romana e Teatro Olimpico
venerdì
27 e sabato 28 maggio.
Un
grande affresco sulla vita, in cui alla danza
si
affianca la musica di Vivaldi e John Cage
e
la poesia di Wystan Hugh Auden.
Il Festival Internazionale della Danza di Roma
della Filarmonica Roma e Teatro Olimpico affida la chiusura
della sua sesta edizione venerdì 27 maggio (replica sabato 28, ore 21) a
Le
quattro stagioni del Balletto
del Sud, con la coreografia di Fredy
Franzutti. Ospite per la prima volta del Festival, la
compagnia salentina fondata dallo stesso Franzutti, una delle compagnie più apprezzate nel panorama
nazionale che nel 2015 ha festeggiato 20 anni di attività
artistica - presenta sul palco del Teatro Olimpico un spettacolo di teatro,
musica e danza, un grande affresco sull’uomo e sulle stagioni della vita. A
raccordare i vari quadri, che si avvalgono delle scenografie di Isabella Ducrot, le rime del grande
poeta inglese Wystan Hugh Auden, interpretate
dall’attore Andrea Sirianni, mentre
la musica attingerà non solo dalla celebre partitura vivaldiana delle Quattro stagioni, ma anche da alcuni
pezzi di John Cage, che ci portano
alle esigenze dell'uomo moderno e contemporaneo.
Sentimenti volubili e reazioni emotive si
avvicendano di fronte agli eventi della vita: “se la personale primavera è il rapporto con
l’amore, la relazione con l’altro e l’incontro – racconta Fredy Franzutti –, il
calore dell’estate è l’allegoria dell’immobilità, intesa come inabilità e
incapacità di cambiamento, o come disinteresse delle disgrazie altrui (come
nell’Icaro del fiammingo Pieter
Bruegel). L’autunnale caduta delle foglie e l’arrivo della pioggia insistente
ci riporta alla routine dei pendolari, al modo pratico e consueto di procedere
nell’attività quotidiana. Il rumore dei tuoni ci rinnova la paura delle
persecuzioni, l’ingiallimento della natura rimanda alla consapevolezza
d’appartenenza ad una società incline al marcire e spaventati dall’oscurità
delle nubi, perché non vediamo dove stiamo, ci sentiamo (come scrive Auden)
persi in un mondo stregato, bambini spaventati dalla notte. Il gelo invernale
cala con la morte: la fine del rapporto, la morte del compagno di viaggio, la
morte della persona amata. La morte che rende inutile qualsiasi reazione:
“Tirate giù il sole, svuotate gli oceani e abbattete gli alberi. Perché niente
servirà più a niente”, recita un celebre verso di Auden. Ma le stagioni delle
emozioni, come le stagioni metereologiche, non durano per sempre e anche quelle
ritornano, si alternano, ci sorprendono. E dopo il gelido inverno di un
terribile lutto può ritornare una primavera d’amore. Scopriamo che l’alternarsi
delle stagioni delle emozioni altro non è che la Vita in una società con la
paradossale centralità riservata a chi non conta nulla – quei cittadini ignoti
che il potere modella come cera, l’industria sfrutta come servi e l’arte canta
come eroi.
Incontro
“Il salotto di Aracne” riservato agli spettatori della serata
27
maggio ore 19.30
Gennaro COLANGELO introduce lo spettacolo.
Intervengono Gioacchino ONORATI, editore, Francesca BERNABINI, direttore di
Danzaeffebi.com, Francesca ROSSO, giornalista e Franco Heera CAROLA, attore,
danzatore e coreografo.
Parteciperà il coreografo dello spettacolo Fredy FRANZUTTI.
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