Intervista a Ennio Morricone

Questa è una mia vecchia intervista a Ennio Morricone in occasione della presentazione di un film di suo figlio, Giovanni, al cinema Fiamma di Roma, ( dove ci sono stati importantissimi debutti) . Oggi mi sento di ritirarla fuori. Pensate che non sapeva che Kill Bill aveva un accenno delle sue note, ma non si arrabbiò affatto, anzi era incuriosito. Non conosceva ancora Quentin Tarantino. 

Ennio Morricone,  immutabile e grandissimo, modesto e gigantesco, uno dei più grandi artisti italiani che racconta la storia del nostro cinema attraverso le sue colonne sonore

Robert De Niro si gira verso la telecamera sopra la sua testa. Primo piano, e nasce con la musica un sorriso che tocca tutte le corde della nostra anima, si ferma l’immagine che ci lascia attoniti. Tutti i sentimenti di C’era una volta in America rimangono lì, appesi a quel fermo immagine. E sopra tutto la musica. Non ci importa che scorrano i titoli di coda. La musica è lì, il film resta.
Su quelle tre note ci viene da pensare che veramente il cinema è l’arte del Novecento, dove si sposano immagini, melodie, interpretazioni, fotografie. Un’alchimia che si compie solo quando l’armonia è perfetta; se il regista, il compositore, gli interpreti sono “artisti”. Da questa miscellanea nascono opere geniali, che vedremo ancora e ancora, senza stancarci, che vedranno i nostri figli a stralci di youtube, in concerti evento, in proiezioni iperstellari; chissà.
Questo fa comprendere l’emozione di parlare con chi quella musica la scrisse, chi la pensò, chi la creò, chi la sentì. E’ come sedere alla tavola di Lorenzo il Magnifico stare su una poltrona accanto a Ennio Morricone che ha compiuto 80 anni. Modesto nella proporzione stessa della sua grandezza. Offre con cura il posto migliore all’ospite, sorvola sui complimenti e lucidamente cerca di portare il discorso al sodo, con qualche lieve imbarazzo quando lo si tocca nello scrigno dei suoi affetti. Dinamico e giovanile, è l’antitesi della persona anziana, ha parole buone per tutti, e rispetta ogni posizione, pur rimanendo fermo sulle sue idee. Le sue critiche sono solo costruttive e motivate.
Entrambi i suoi figli sono artisti: Giovanni si dedica alla regia, Andrea alla musica, come gestisce questo rapporto “lavorativo”?
Giovanni era molto entusiasta del film A cuore si comanda e io stesso ero molto affezionato alla storia, mi è piaciuto moltissimo. Con Andrea, la colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso è stata un’occasione per insegnargli  a non fare musica alla moda. La musica alla moda è già fuori moda quando è alla moda. Abbiamo lavorato assieme cercando un’impronta originale. A volte ad esempio nei titoli di coda e di quelli di testa le musiche sono in contrappunto doppio e contemporaneo: uno che contrasta con l’altro. E’ una cosa rara nel cinema. Vorrei sempre che si capisse che il lavoro è stato attento come quello degli altri artisti:bisogna rendersi degni del lavoro degli attori e del regista.
Che posto occupa la musica in un film?
La musica in un film può avere molta importanza, ma può averne anche di meno. Noi tutti siamo abituati sia a vedere che ad ascoltare. In una commedia, ad esempio, l’ascoltare passa in secondo piano, pur dando la spinta alla parte visiva che ne ha bisogno. Per far ascoltare bene la musica non ci sarebbe bisogno delle immagini oppure devono essere le immagini al servizio del film. E’ il caso di film come Chicago o Moulin Rouge. Sono due film straordinari in cui tutto è al servizio della musica.
L’intesa con Sergio Leone nasce quindi anche dal suo tipo di regia.
Sergio, come altri registi, dava il tempo alla musica, perché la musica ha assolutamente bisogno del tempo per esprimersi. Un motivo avrebbe bisogno di almeno tre minuti che nel cinema non ci sono mai, giusto nei titoli di coda e di testa. Anzi, quando siamo alla fine del film si accendono le luci e nessuno finisce di ascoltare.
Quando invece un regista lavora sui campi lunghi, sulle panoramiche, sui primi piani prolungati, sulle lunghe pause nei dialoghi, come faceva Sergio Leone, allora la musica si libera. Secondo alcuni la musica che io ho scritto per Sergio è la più bella che abbia mai scritto, ma non è vero. Era più bella perché si sentiva, perché aveva il tempo per esprimersi. Il miracolo dell’applicazione della musica al cinema avviene nel rispetto della temporalità, se si compie si realizza un matrimonio perfetto, come con Leone, o con Tornatore, altrimenti, la musica non dà una collaborazione viva alla storia.
Come lavorava con Sergio Leone?
Ogni tanto gli sottoponevo i pezzi. Già li conosceva, ma voleva risentirli e i dubbi gli passavano. Come tutti i registi era pieno di incertezze, ma in quegli anni di lavoro insieme siamo diventati veri amici. Voleva che tutti quelli che conosceva sentissero i pezzi per un parere e poi si tranquillizzava.
Lei usa spesso delle sottigliezze nelle colonne sonore quando si bussa alle porte c’è una sorta di campanello, quando ha inserito le tre note di flauto in C’era una volta in America voleva richiamare l’idea di un fischiettare dei ragazzi di strada, un flauto di Pan di spensieratezza?
No, la scelta del flauto di Pan ha un motivo diverso. Abbiamo scoperto con Sergio che quando c’è uno strumento nella realtà del film, in questo caso il flauto, possiamo farlo vedere nella realtà di quando è suonato, e poi, questo stesso strumento, anche se non vediamo più la fonte del suono possiamo rievocarlo più tardi, in un altro momento dove ritrova una forza moltiplicata. Questo timbro, queste tre note, che si ripetono con l’armonica, assumono un valore completamente diverso tolte dal contesto della realtà del film.
Bruce Springsteen inizia i concerti con  un suo pezzo. Lei conosce questo suo fan e cosa pensa dei suoi fan in genere?
Mette sempre i miei pezzi ai suoi concerti. E’ venuto a trovarmi all’Accademia di Santa Cecilia, è un mio grande ammiratore, io non me lo merito, è bravissimo non devo insegnargli niente, ma lui fa così
Quali sono i suoi rapporti con Tornatore?
Con Tornatore siamo amici fraterni, prima di essere colleghi sul set.
E’ favorevole alla tecnologia nella musica?
Se la tecnologia non è dominata dal compositore che deve sapere il fatto suo, allora si abbassa ad un livello insopportabile, se invece il compositore riesce a dominare la tecnologia con fantasia può fare delle cose nuove. I progressi servono, ma molti se ne servono in maniera passiva.
Cosa ne pensa del fatto che Quentin Tarantino ha voluto adoperare parte delle sue musiche di "Da uomo a uomo" per Kill Bill?
Veramente mi hanno chiamato per quel film, ma non mi sono voluto spostare per due minuti e mezzo di colonna sonora.
Ma alla fine ci sono state inserite.
Davvero? Non lo sapevo.
Sua moglie è stata il grande amore della sua vita se dovesse dedicarle una colonna sonora quale le dedicherebbe?
Mah tutte… Come si fa a scegliere… Beh forse sopra tutte il finale di Nuovo Cinema Paradiso con tutti quei baci tagliati…
 © Letizia Strambi ogni copia, anche parziale è perseguibile ai fini legali.

Commenti