"In occasione del prossimo Giubileo della Misericordia, papa Francesco ha deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l'Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono", Ma quanto posso adorare questo Papa?
Non è una questione di sì o no alla vita. E’ una questione sulla donna, prima attrice di una scelta senz’altro compiuta con dolore di cui sente un peso che non è quello dell’uso di un anticoncezionale, ma della morte di una parte di se stessa. Al di là della questione religiosa, e persino etica. Non posso omettere un ricordo di quelli che rimangono ai noi giornalisti, che passiamo, raccogliamo storie, impariamo dalle persone, e ce le buttiamo alle spalle.
La prima l’ho vista al consultorio di Tormarancia. Erano gli anni novanta. Era giovanissima e disperata. La psicologa (che non faceva onore alla categoria) prima di darle informazioni sulla decisione che lei aveva già preso, con evidenti difficoltà, le raccontava la storia di come si usa un profilattico per far capire “l’errore”. Stava li perché il suo ginecologo, cui si era rivolta, l’aveva scaricata con disprezzo.
Ricordo in una sala d’attesa un numero dell’Espresso in cui Veronica Lario allora consorte di Berlusconi, tanto amata dal cattolicissimo marito, confessava in un’intervista di aver saputo a cinque mesi di gravidanza di essere incinta di un bambino probabilmente "non normale" e di aver preso la "sofferta decisione di abortire" quasi a sette mesi di gravidanza. Questo mentre veniva varata una legge, per cui ancora oggi arricchiamo la Spagna per la fecondazione assistita, perché giudichiamo eticamente riprovevole gettare uova fecondate da spermatozoi.
Al San Camillo, c’era una sala d’attesa tristissima. Donne povere a 40 anni impossibilitate a sostenere il peso di un quarto figlio. E poi questa ragazza di 20 anni, Stefania, costretta da veri stenti a rinunciare a mettere al mondo un figlio, non per studiare, ma semplicemente per avere una possibilità in più rispetto a sua madre. Sua madre che è stata una di quelle ragazze crudeli, soprattutto con lei, colpevole solo di averle rubato gioventù e bellezza.Su madre piegata dalle scale lavate, coi capelli arruffati, senza dignità. Non voleva fare lo stesso.
Prima dell’intervento, Stefania, come tutte aveva fatto l’ecografia, ma l’infermiera, forse scontenta del reparto cui era assegnata, le mostrava compiaciuta il feto e sbadatamente aveva lascito aperto l’audio con il battito.
Poi incontrai lei, Centocelle, 60 anni. In un palazzone, tutta sola con i segni di una bellezza che era stata ed era ancora così prepotente. Da giovane era rimasta incinta e per la conformazione del suo utero, si trattava di un evento straordinario. Colui che la operò illegalmente (tra l’altro mi disse che era divenuto ricchissimo, a capo di diverse cliniche nelle quali aveva messo teste di legno) le disse chiaro e tondo che se abortiva non avrebbe avuto più figli. Ogni speranza fu poi vanificata anche dai fatti: le fece un raschiamento fatto male che la portò a un fibroma e alla definitiva asportazione di utero e ovaie, dunque ad una menopausa forzata, ancora giovanissima. Svanito l’amore per l’amante, che non ha mai lasciato la moglie, era lì al settimo piano di un palazzone di Centocelle a vivere una vita di rimpianto.
Spero che oggi questo Giubileo di Misericordia tocchi per prima lei, arrivi Centocelle da quella che oggi sarà un’anziana signora. E spero che la misericordia arrivi lontano dal Tufello mille miglia da dove viveva a stento Stefania, che avrà forse figli e un lavoro che le ha fatto conoscere il significato della dignità, ma ha pure questa grande morte nell’anima.
Spero che la misericordia arrivi a tutte quelle che sono andate in Spagna per coronare il loro sogno di maternità.
Non mi pare che in questa storia del perdono giubilare Papa Francesco, come del resto Gesù, abbia incluso medici, politici, sentinelle, tutti giudici -spesso maschi - e tutti pronti a scagliare pietre contro una donna, da un paio di millenni a questa parte.
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