Francesco Pannofino, Roma e Kafka

"Più che altro lavoro come doppiatore". Mi diceva Francesco Pannofino tanto tempo fa camminando di notte sui bellissimi sampietrini lucidati dalla pioggerella invernale di Roma, e il nostro avveniere era ancora un punto interrogativo. Lì, dietro piazza Navona, appena uscivi dall'Orologio, dove ogni sera si ripeteva "Il Processo" di Kafka per la regia di Claudio Boccaccini. Io ero l'ufficio stampa e non mi stancavo mai. Ogni sera andavo a guardarlo, perché ogni sera era diverso. E adoravo lui soprattutto, che nessuno sapeva chi fosse. Perché a teatro mi sono  sempre piaciuti i non protagonisti. Quelli che non devono far sembrare che son bravi, una spanna dietro. Mercuzio piuttosto che Romeo insomma. Quelli che non sono belli, ma ti fanno vibrare qualcosa dentro. Lui c'aveva i riccioloni lunghi, neri neri e non penso ci provasse come tutti ai tempi, quanto piuttosto che fosse onestamente contento della mia compagnia. Finivamo a volte a mangiare in posti astrusi: ricordo un ristorante cinese sulla Prenestina in cui nacque una discussione infinita su "Profumo" di Suskind, oppure i confini tra la musica di Puccini e il musical americano (Summertime è un aria o una canzone?). Insomma io ero giovane e bona (tanto tempo fa), lui mi sembra già c'avesse un po' di guai sentimentali e credo non mi pensasse proprio, mentre sbattevo le mie ciglione incantata da citazioni autorali. Questa cosa che è rimasta così sospesa è uno dei ricordi più teneri e belli dell'inizio della mia carriera di giornalista, laureata in metodologia e critica dello spettacolo, praticamente una sognatrice pericolosissima. 
In questa nebbia, dopo anni, ho goduto di ogni successo di Francesco Pannofino, soprattutto Boris, di cui sono una cultrice. L'ho seguito così, da lontano. Come tanti altri ricordi che non vuoi più toccare per non infrangerli. Cerco di non pensarci quando mi parla come George Clooney all'improvviso dal televisore, mio marito mi guarda e sorride ( perché ce lo sa). Chissà in quante persone ha lasciato queste memorie proustiane come ha fatto con me, quest'uomo fantastico. 
La poesia in un uomo è una rarità preziosa, ancora di più nel mondo dello spettacolo. Adesso ce la regala nella sua nuova esperienza di cantautore.  Io andrò senz'altro ad ascoltare il suo album d'esordio Io vendo le emozioni, in programma il 2 luglio a Roma nell’ambito del Festival Eutropia. Da dove poteva iniziare il suo tour se non da Roma? Altrove sembra impossibile far nascere un sogno, di quelli che piacciono a me e Francesco. 
Qui il video di Sequestro di Stato


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