Su Gandalf e il 2015


Se c’è una cosa che vorrei nel 2015 per Roma è che i romani non fossero confusi con i protagonisti di un ennesimo scandalo da fiction sulla Banda della Magliana. Le indagini e le intercettazioni sui festini di Fiorito e i divertissement di Marrazzo le abbiamo pagati tutti noi sulla nostra pelle. E oltre a subire i danni di una città che si allaga a ogni temporale, che si ferma il venerdì ad ogni sciopero, che patisce ogni sabato manifestazioni che la paralizzano, dobbiamo, quando ci spostiamo per viaggiare, sentire dagli altri, per anni e anni, vessazioni che ci associano a corrotti, a mafiosi, a magnaccioni.
Altro che Terra di Mezzo, questa città è abitata da tante persone oneste, anche politici e amministratori che saranno, come me, disgustati dal veder abusare di termini di Tolkien da chi non lo ha sicuramente mai letto. Ci sono persone per cui il Silmarillion è una fede, e Gandalf è un bianco simbolo di purezza. Ci sono persone per cui la “Questione Morale” di Berlinguer e i pensieri di Kant non sono un’astrazione. A questi brucerà  sentire alcuni termini.
Ma quello che proprio dà la nausea, sono coloro che nessuno degnava di uno sguardo se non di spregio per la loro nullità, e invece oggi si ergono su questa immonda montagna di rifiuti umani per farsi vedere, pontificando sulla loro nullafacente e, del tutto presunta, onestà.  E’ vero che non tutti i comandanti sono Schettino, ma chi fino a ieri guidava un triciclo, non può portare in porto una nave.

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